Mantra Purusha: il potere del sanscrito
Mantra Purusha: il potere del sanscrito
Ritrova equilibrio e calma interiore con il Mantra Purusha.
Lo yoga ci insegna che siamo fatti di tre corpi: il corpo fisico, quello astrale e quello causale. Il corpo causale (jivatman) è la nostra Anima, il nostro Sé Superiore, che con la sua forza magnetica crea il corpo astrale, chiamato anche corpo sottile. Il corpo sottile è un campo di luce, di vibrazioni, che grazie alla sua forza elettrica, dà vita al corpo fisico, grossolano. Al fine di armonizzare il corpo astrale e assicurare un costante e adeguato flusso di energia al corpo fisico, lo Yoga ci offre un insegnamento tanto importante, quanto poco conosciuto: il Mantra Purusha.
Il Mantra Purusha è uno dei principali sistemi di cura dell’Ayurveda (l’antica medicina indiana) e rappresenta un metodo terapeutico basato sull’uso dei mantra. E’ un mezzo per mantenere in salute il corpo fisico, rimuovere le negatività dalla mente, accrescere la nostra consapevolezza e il nostro benessere. I mantra ripuliscono il corpo causale, dove risiedono i samskara, le impressioni che costituiscono il nostro karma, e aiutano a cambiare le abitudini subconsce.
La pratica del Mantra Purusha consiste nel canto delle cinquanta lettere dell’alfabeto sanscrito, ognuna delle quali corrisponde ad una specifica parte del corpo e a specifici canali energetici sottili (nadi).
L’alfabeto sanscrito si suddivide in 16 vocali, 25 consonanti, 9 semivocali. Le 16 vocali del sanscrito si riferiscono alla mente e allo spirito, cioè all’aspetto senza forma della realtà, che opera attraverso la testa, le facoltà della mente e dei sensi. Sono collegate al quinto chakra (Vishudda). Le venticinque consonanti, suddivise in 5 gruppi di 5 consonanti, hanno bisogno di una vocale per essere pronunciate e rappresentano materia e forma, quindi ci consentono di agire nel mondo materiale. Esse sono collegate agli arti (articolazioni delle gambe e delle braccia) e al tronco (cinque parti dell’addome) e ripetendole hanno effetti positivi sull’apparato muscolo scheletrico. Le prime 12 consonanti sono collegate al quarto chakra (Anahata), le seguenti dieci al terzo chakra (Manipura). Le nove semivocali e sibilanti corrispondono ai tessuti esterni e agli elementi profondi del corpo, come il plasma e il midollo. Le ultime tre consonanti e le prime tre semivocali riguardano il secondo chakra (Svadhistana), le quattro seguenti semivocali corrispondono al primo chakra (Muladhara) e le ultime due semivocali al sesto chakra (Ajna).
Come usare il mantra Purusha
Il Mantra Purusha andrebbe fatto quotidianamente prima della meditazione, per dare energia al corpo per poi calmarlo e predisporlo alla meditazione. Possiamo recitare i vari suoni portando attenzione e prana alle rispettive parti del corpo, sia toccando le varie zone interessante, o semplicemente guardandole con occhi aperti o visualizzandole ad occhi chiusi. E’ possibile unire le lettere sanscrite ad altri mantra (come Namah e Swaha o i mantra seme shakti) per stabilizzare o accrescere l’energia in certi punti. Ad esempio si può mettere insieme il mantra OM con la vocale AM e Namah oppure il mantra seme HRIM con la vocale IM.
Solitamente si recita partendo dalla vocali (testa) per poi passare alle consonanti (arti e tronco) e infine alle semivocali. Altrimenti si può recitare in relazione ai chakra, visto che ogni lettera corrisponde ad un petalo dei chakra. Si parte dal quinto chakra e si procede in ordine decrescente fino al primo, per poi risalire al sesto.
Mantra Purusha e Ashtanga Yoga
Se cantiamo i vari suoni concentrandoci sulle parti del corpo corrispondenti, aiutiamo il prana a stabilizzarsi in quella zona e a portarvi energia curativa. In questo modo il Mantra Purusha diventa una forma di Dharana, perché porta l’attenzione su punti specifici, aiutando la mente nello sviluppo della concentrazione.
Se oltre a concentrarci, usiamo il respiro e visualizziamo il prana che si irradia nelle varie parti del corpo, il Mantra Purusha è un Pranayama, cioè favorisce l’espansione della nostra forza vitale. Questa pratica può essere considerata anche un metodo per il Pratyahara, perché ci consente di ritirare la mente e i sensi e rilasciare ogni tensione, rilassando corpo e mente.
Le lettere del sanscrito possono essere ripetute anche durante la pratica delle asana, per portare maggiore consapevolezza ed energia nelle varie zone del corpo. Ad esempio si possono cantare i suoni delle consonanti mentre si muovono le braccia e le gambe.
Lo scopo del Mantra Purusha è fondamentalmente quello di supportare la nostra crescita spirituale, rafforzando le nostre qualità sattviche di armonia ed equilibrio e liberandoci da blocchi, sia a livello fisico che interiore, per tornare ad uno stato di calma e serenità.
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Articolo scritto da Federica Gorni pubblicato sulla rivista "Vivere lo Yoga" N.76 sett./ott.2017